Un luminoso raggio di luce
attraversò l’antica bifora in pietra, esplodendo in una lieve e polverosa aura
soffusa. Un confortevole tepore iniziò a diffondersi nell'aria del primo
mattino, illuminando l’antica cappa della sala, sorretta da quattro robuste colonne
in marmo; sotto di essa un timido fuocherello già scoppiettava, carico di legna
umida e fumosa.
Frate Giustino si aggiustò la
bruna e lunga tunica e porto le mani al viso, soffiando all'interno di esse e
fregandole, per cercare di riscaldarle in attesa che il sole abbracciasse
completamente la stanza, stendendosi sugli archi a volta che decoravano la
cucina dell’antico monastero.
Sui grossi tavoli di pietra
levigata, il frate aveva già disposto farine e stoviglie. Dopo le laudi
mattutine e la liturgia dell’ora Prima, si era affrettato a miscelare gli
ingredienti all'interno del grosso paiolo in ceramica grezza, amalgamando con
cura il cremoso composto di avena e grano saraceno. Avrebbe voluto terminare la
preparazione del dolce prima dell’ora Seconda, ma attendeva trepidante l’arrivo
del contadino del borgo che l’avrebbe finalmente rifornito di ogni
primizia dell’orto.
Fortunatamente, non passò molto
tempo prima che Frate Giustino sentì bussare alle grandi porte in legno massiccio
della cucina.
<Clemente!> esclamò gioioso aprendo le braccia, vedendo far
capolino dall'uscio il buon contadino con una grossa cassa in legno <Entra pure, ti aspettavo!>
Il frate fece rapidamente posto
su uno dei tavoli e iniziò ad osservare curioso il contenuto della cassetta.
Entusiasta e fiero del dono ricevuto, notò subito delle sode e lucide pere
mature: iniziò a passarle tra le mani, ancora calde della prima luce solare.
<Ecco. Queste fanno proprio al caso mio: creerò una vera prelibatezza!>
sentenziò soddisfatto <Vedrai che
profumo pervaderà presto i corridoi del monastero!>
Ma il contadino parve non
cogliere quella gioia che illuminava il volto del giovane frate, che ben presto
se ne accorse.
<Mio buon amico> disse Giustino rabbuiandosi un poco <Qualcosa ti turba, stamani?>
Il povero Clemente passò una mano
dietro al collo, massaggiandosi nervosamente la nuca; si strinse un poco nelle
spalle e iniziò a fissare le fredde pietre della pavimentazione. Abbozzò un
imbarazzato sorriso e poi, cercando malamente di dissimulare una profonda
tristezza, si tolse la cuffia di cuoio e la accartocciò timidamente tra le
mani.
<No è che…> sussurrò lentamente <Frate Giustino, voi che conoscete meglio di me le vie del Signore,
sapete dirmi come ottenere il massimo dalla vita?>
Il frate aggrottò dubbioso le
sopracciglia, rifletté qualche istante e poi domandò: <Amico mio, cosa intendi esattamente per il massimo che si può ottenere
dalla vita?>
Clemente sospirò e aprì umilmente
il suo cuore tormentato.
<Vedete è che ogni giorno, mentre mi prendo cura del mio terreno,
dissodando zolle sotto il sole cocente, ho modo di riflettere molto sul destino
della gente. Vedo spesso passare persone che desiderano raggiungere grandi
obiettivi, trasformando i loro sogni in ideali: infine, in un modo o nell'altro, essi divengono sempre realtà. Osservo ammirato cavalieri, pieni di
onore e di gloria; noto potenti feudatari a cavallo, che detengono immense
ricchezze: dai piccoli signori che erano, eccoli divenire personalità d’alto
rango. Vedo dame che passeggiano nobili e fiere del loro status raggiunto, così
come giovani sacerdoti che divengono infine vescovi, carica ambita da una vita.
Ho assistito passo passo al loro divenire, giorno dopo giorno; stagione dopo
stagione; anno dopo anno. E mentre loro divenivano ciò che sono, io ero sempre
lì, in quell'immenso appezzamento di terreno, con la vanga in mano e i miei
desideri nel cuore. In certi momenti mi assale proprio la malinconia, saggio Frate
Giustino> raccontò, con un nodo in gola <Perché ho tanto sognato anche io da ragazzo, ho tanto desiderato
anche io divenire capace di grandi cose. Ed eccomi qui, invece: un debole e
povero contadino, che a fatica ricava dal terreno il poco che gli serve per il
sostentamento. Forse non sono meritevole, davanti agli occhi di Dio?>
Il frate sorrise bonariamente,
colto da un’improvvisa tenerezza nei confronti di quell'uomo dall'anima semplice.
<Buon amico, che vai dicendo? Pensi che il Signore guardi i suoi figli
con occhi diversi, regalando gloria a taluni e ad altri miseria?> soggiunse,
appoggiando amichevolmente una mano sulla sua spalla <E se gli occhi ciechi fossero i tuoi?>
Clemente strinse gli occhi,
tentando di ragionare sulle parole dell’amico frate che gli porse una delle sue
succose pere.
<Guarda, osserva la perfezione e la cura con cui questo frutto ha preso
vita. E’ così bello perché tu l’hai permesso. Credi che un contadino qualsiasi
sarebbe capace di ascoltare la voce della terra, delle sue stagioni e le sue
esigenze meglio di te?> gli sussurrò amorevolmente.
<La verità è che ad ognuno di noi è dato un talento e poi una vita
intera per scoprirlo ed elevarlo al cielo. Ognuno di questi è importante in
egual modo, ha la stessa dignità e la medesima importanza al cospetto di Dio.
Egli ci rende capaci di dare il massimo in ciò che sappiamo fare meglio,
regalandoci l’opportunità di realizzarci per quello che realmente siamo: ecco
dove si nasconde la vera gioia dell’esistenza. Scoprire con sorpresa una nostra
capacità, per la quale diveniamo unici indipendentemente dalla nostra volontà;
essere fieri di dare il meglio in qualcosa che ci è stato permesso fare. Ci
sono donne che sono madri da una vita, per scelta o per destino, e scoprono
d’essere ineguagliabili nel farlo; ci sono saggi a cui è stato dato il dono della
parola e non sanno che adoperare quella: dovrebbero sentirsi falliti perché
sanno usare meglio l’intelletto che le braccia? Ci sono persino uomini come me
che riescono a sentirsi felici solamente pregando, soltanto creando piccole
bontà in grado di allietare l’animo e il palato dei miei fratelli. Credi sia
inutile? Credi sia poco? Troppo spesso aneliamo al potere e al successo come
fossero le uniche cose per le quali valga la pena sentirsi vivi, come fossero
le uniche cose che ci permettono d’essere qualcuno. E guardando sempre più in
là, come se la vita di un solo individuo fosse l’esempio per quella di tutti,
ci dimentichiamo cosa siamo già. Non ci accorgiamo delle nostre concrete
potenzialità.>
Frate Giustino si diresse
lentamente al tavolo, impugnando un vecchio coltello in ferro.
<Ogni cosa è relativa, mio caro Clemente. Pensaci. Non serve che
diveniamo tutti dei re> aggiunse, dando un taglio deciso ad una delle morbide
e dolci pere, che cadde sul piano riversa in due metà.
<Forse ti manca solamente di accorgerti di ciò di cui sei capace. E di
sentirti fiero di te per questo>.
Il buon contadino tacque. Poi
osservò il cesto pieno di fresche primizie che aveva da poco depositato sulla
sommità del tavolo e una sorta di orgoglio lo pervase, mentre iniziò lentamente
a riflettere.
<Beh> disse d’un tratto il giovane frate, vedendolo ancora immobile
con lo sguardo fisso nel vuoto <Adesso
che fai, ancora fermo lì? Devo mettere subito a cuocere questo dolce e ho un bel
po’ di pere da sbucciare, prima che arrivi la Seconda. Vogliamo scoprire se il
Signore ti ha affidato anche un talento come cuoco?>
Clemente sobbalzò.
E Frate
Giustino rise, caldo e sereno, come il sole che aveva ormai abbracciato i campi
attorno al monastero.
Dolce di pere all'acquavite con farina di grano saraceno, avena e crema
di riso vanigliata
3 pere angelys
2 uova
200 gr di farina 00 (Antigrumi Molino Chiavazza)
30 gr di farina d’avena (Ecor)
40 gr di farina di grano saraceno
(Ecor)
30 gr di maizena
230 gr di crema di riso alla vaniglia
(BIO RiceDessert The Bridge)
½ bustina di lievito in polvere
100 ml olio di semi
120 gr di zucchero di canna
(Eridania Cassonade)
80 gr di zucchero semolato
Vaniglia in polvere q.b. (Rapunzel)
Acquavite di pere williams q.b. (Papà Marcel)
1 pizzico di sale
Tagliate le tre pere a spicchietti
regolari e irrorateli di acquavite a piacere.
Mettete nella ciotola della planetaria
lo zucchero di canna, lo zucchero semolato e le uova e montate fino a che non
si creerà un composto chiaro e spumoso. Aggiungete lentamente l’olio, la crema
di riso e una punta di vaniglia in polvere a piacere. Continuate a montare.
Unite poco per volta la miscela di farine a cui avrete aggiunto il pizzico di
sale e il lievito in polvere. Una volta che avrete ottenuto un composto cremoso
e omogeneo, prendete la metà delle pere precedentemente tagliate a spicchi e
riducetele a cubetti piuttosto fini. Aggiungeteli all’impasto insieme al succo
che l’acquavite avrà prodotto.
Rivestite con carta da forno una
teglia rotonda da ca. 24 cm
e riempitela con il composto. Decorate la superficie con le pere rimaste e
spolverizzatele a piacere con altro zucchero di canna.
Cuocere in forno già caldo a 180°C per ca. 35/40 minuti.
Per essere sicuri che il dolce sia cotto, fate sempre eventualmente la prova
stecchino.
....oggi è stata decisamente una giornata impegnativa. Non è sufficiente avere già troppi pensieri e vivere in un limbo piuttosto ansioso. Mancava solo che alle 11.00 di questa mattina si otturasse il lavello, andasse via la corrente, si spegnessero i termosifoni e mi saltasse completamente la linea telefonica. Fino alle 18.00 ho vissuto al buio (perchè ovviamente l'ultima torcia in casa ha deciso di non funzionare) con una piccola candela a fianco, che serviva come unico supporto per accendere i fornelli. Ho provato l'ebbrezza di un homo erectus alle prese con il fuoco. E che vogliamo fare? Sorridiamo ugualmente, prima o poi verranno tempi migliori! :)
Ringrazio di cuore la carissima Dona di 'Le amiche di Dona' per avermi assegnato nuovamente il premio Sunshine award. Sei stata dolcissima, amica mia! E grazie di cuore anche alla tenera Mony di 'Dolci Gusti' per avermi pensata nell'assegnazione del premio Very Inspiring Blogger award. Il tuo gesto e le tue parole sono state carezze, per me; la tua stima e il tuo affetto sono assolutamente ricambiati, con tutto il cuore, stella!
Infine ringrazio la mia piccola Rosy di 'Rosaria Craft' e la dolce Anto de 'Il fantastico mondo di Antonella' per avermi donato il Premio dell'amicizia blogger: siete state tenere e gentilissime. L'amicizia per me è qualcosa di prezioso e il mio cuore ne conserva di pura e sincera per voi, amiche! Vi abbraccio forte!
Come sapete per me ora è difficile decidere a chi girare i premi, pertanto continuo a dedicarli a tutte voi, che riempite il mio cuore di affetto e di luce ogni giorno. Immensamente grazie!
Mi scuso anche nuovamente se non riesco ad essere presente come vorrei, ma spero di poter presto dimenticare questi periodi un po' complicati.
Vi porto sempre con me e vi auguro una notte meravigliosa! :)