Il vento passò dolcemente le dita
invisibili tra i lunghi capelli corvini della fanciulla, che ondeggiarono lievi nell'aria primaverile. La piccola Altea si lasciò cullare dalle sue carezze, reclinando
il capo all'indietro. Allargò le braccia, chiudendo gli occhi e respirando
profondamente l’intenso turchese del cielo. Sopra di lei, qualche soffice e
candida nube passeggiava distratta nella volta celeste, pigra e sognante,
morbida di purezza e di infantili pensieri; sotto di lei, qualche grillo invece
spezzava un assordante silenzio cantando d’amore per la sua placida vita. Non
v’era alcun altro frastuono, non v’era alcun altro rumore. In quei campi
sconfinati era possibile perdersi, a piedi nudi, correndo tra il terrestre
profumo della terra e il calore bollente dei raggi solari. Non c’era momento
che lei amasse di più, quando le giornate si allungavano e lei poteva lasciare
la vecchia cascina di pietra per perdersi tra biondi campi di grano e tra verdi
e alti steli fioriti. Una sconfinata distesa di chiome dorate si perdeva a
vista d’occhio, dovunque lei guardasse: tra campi dalle scure e terrestri
zolle, milioni di tondi occhi bruni, penetranti e ipnotici, agitavano il loro
capo giallo intenso al primo alito di brezza, senza smettere un istante di
fissare la calda luce solare.
Altea aveva sempre creduto che i
girasoli fossero antichi e fedeli vassalli del sole, vigorosi e fieri di
onorare quel patto senza tempo stretto tra loro e il grande re lucente. Aveva
sempre creduto che nell'anima di quelle creature filiformi si nascondesse la
linfa della saggezza, della forza e dell’onore.
Persa nel centro di quel popolo
fiorito, la giovane si abbassò, sedendo in ginocchio e sistemandosi
sommariamente la veste con qualche colpetto, dato rapidamente col palmo della
mano. Il contatto con il terreno tiepido la faceva sentire in armonia con ogni
cosa, mentre poteva sentirsi protetta da quei silenti e biondi cavalieri in
attesa, che si ergevano ritti attorno a lei.
Si stropicciò gli occhi, accecata dall'intensa luce di quel torrido sole pomeridiano. Allungò la mano verso il
suo cestino di legno intrecciato e ne estrasse una gustosa e croccante mela.
Rovistò ancora un poco e ne trasse poi
un vecchio quadernino, al quale aveva legato una matita con un sottile
pezzo di spago scuro. Altea strofinò brevemente la buccia della mela sul suo
grembiule, prima di addentarne la succosa e dolce polpa: assaporò per un attimo
la vita, che scivolava liquida e zuccherina sulla scorza liscia e tiepida ad
ogni morso, mentre cercava qualcosa di bello da scrivere e da ricordare, una
volta che sarebbe tornata al vecchio cascinale in pietra.
Masticando lentamente, quasi come
volesse rubare al vento qualche pensiero, pensò a lungo. Si lasciò infine
ispirare dai sussurri dei girasoli, che ripetevano bisbigliando la loro verità:
<Scrivi, cuore puro, scrivi>
suggerivano lievi <Noi siamo i
cavalieri del sole, noi inseguiamo la sua luce. Non siamo dispensati dalle
intemperie della vita, non siamo esenti dal grigiore e dal pianto del cielo. Ne
raccogliamo le lacrime, ne percepiamo il dolore: e il nostro capo chino si
flette allora con il suo cuore, tristemente raccolto. Eppure nessuno può
spegnere le nostre chiome paglierine, nessuno ci priva dell’intenso colore del
nostro giallo re. Nella sventura o nella gloria noi abbiamo scelto la luce,
abbiamo scelto la vita: la inseguiamo fedeli e ad essa volgiamo sempre lo
sguardo, fisso e speranzoso. E’ il sole che decidiamo di onorare, per vincere
sul buio. Cerchiamo il suo chiaro volto, così da dimenticare le ombre che si allungano
alle nostre spalle; crediamo nei suoi raggi, che ci danno vigore e vita. E in
quest'ultima troviamo la nostra vittoria sul buio, raggiungiamo la nostra immortalità>.
Altea posò la matita e rilesse
più volte quei saggi pensieri, reclinando il capo da una parte all'altra come
se ne cercasse il lato migliore. Abbozzò infine un sorriso, finalmente
soddisfatta.
Della sua gustosa mela non era
rimasto che il torsolo e il sole, stanco del suo lungo peregrinare in cielo, si
stava lentamente congedando per far posto alla sera.
La giovane allora si alzò,
posando il quadernino all'interno della cesta; levò qualche filo d’erba e quel
poco di terra che era rimasto sulle sue gambe e si avviò adagio verso casa.
Quando ebbe attraversato tutto il
campo, si voltò e osservò ancora un poco quell'immensa schiera di guerrieri
dorati che ormai stavano abbassando il capo, inchinandosi di fronte al loro
lucente sovrano.
D'un tratto pensò che forse, nella vita, sarebbe
bastato divenire come uno di quei girasoli: non importava quante volte la notte
sarebbe calata nella sua esistenza, non importava quante volte avrebbe desiderato
che smettesse di piovere. In fondo, bastava che anche lei giurasse fedeltà al
sole, impegnandosi sempre a seguirlo nel cielo: guardandolo fisso in volto,
avrebbe trovato in ogni istante la luce e la speranza, lasciandosi alle spalle
tutte le ombre. Per sempre.
Oggi è un giorno importante, perché la mia dolcissima Berry compie trent'anni. Non a caso ho parlato di girasoli, amica cara: l'augurio che voglio farti è quello di portare sempre la luce dentro te, di avere la forza di inseguirla anche quando l'oscurità incombe. Soprattutto, spero che dovunque tu decida di volgere il tuo sguardo, qualunque strada tu desideri intraprendere, tu possa avere sempre il sole in viso!
Buon compleanno, stella. Tanti tanti auguri e ricorda che non devi mai smettere di portare avanti i tuoi valori e le tue emozioni, solo perché talvolta si crede di non essere all'altezza del mondo: è il mondo stesso, piuttosto, che deve conformarsi alla tua grandezza d'animo!
Meline al miele di girasole e orzo integrale, mele alla cannella e anacardi salati
140 gr di farina 00 (Antigrumi Molino Chiavazza)
60 gr di farina d'orzo integrale (Kì)
40 gr di anacardi salati e tritati finemente
70 gr di margarina 100% vegetale (Vallè Naturalmente)
70 gr di zucchero di canna integrale (AltroMercato)
200 ml di latte di riso
90 gr di miele di girasole
1 uovo
1 cucchiaino colmo di cannella in polvere
1 pizzico di sale
8 gr di lievito vanigliato per dolci
2 piccole mele golden
zucchero a velo q.b.
Mettere nella ciotola della planetaria la margarina con lo zucchero e montare fino ad ottenere un composto gonfio e spumoso. Aggiungere la cannella, il miele e l'uovo. Continuare a montare per qualche istante. Aggiungere le farine setacciate con il lievito, il sale e gli anacardi tritati finemente. Aggiungere, con le fruste sempre in movimento, il latte di riso fino a completo assorbimento. Tagliare a piccoli dadini le mele e aggiungerle al composto, mescolando bene.
Distribuire un po' di impasto in piccoli stampi a forma di melina (se non li avete vanno benissimo quelli da muffins!) e cuocere per ca. 20 min. in forno caldo a 180°C.
Lasciar raffreddare, spolverizzare di zucchero a velo e... dividere con chi si ama!
Ringrazio infine la dolce Vale de 'I dolci di Vale' per avermi pensata nuovamente nell'assegnazione del premio 'Versatile Blogger', che accetto con piacere anche da lei! Sei stata gentilissima, un vero tesoro e il tuo pensiero lo porto nel cuore! Grazie, davvero, stella! :)
Bene. Detto questo, tanto per cambiare, devo già uscire un'altra volta... ma quando arriverà un po' di pace?
Vi auguro un meraviglioso sabato pomeriggio e vi abbraccio con affetto!
Ancora auguroni, mia cara Berry! :)