[ITA]
Dolci note di clavicembalo e ghironda risuonavano da ore nella gremita sala dei ricevimenti della villa, accompagnando come un cortese sottofondo il vociare di amabili dame e nobili signori d’alta classe. I passi lenti e ponderati degli invitati indugiavano sulle piastrelle di cotto lombardo, disegnando con scarpette di raso piccoli cerchi e movimenti, in una moderata e armoniosa danza che si ripeteva ritmicamente sotto un grande lampadario impreziosito di cristalli e volute dorate.
Dolci note di clavicembalo e ghironda risuonavano da ore nella gremita sala dei ricevimenti della villa, accompagnando come un cortese sottofondo il vociare di amabili dame e nobili signori d’alta classe. I passi lenti e ponderati degli invitati indugiavano sulle piastrelle di cotto lombardo, disegnando con scarpette di raso piccoli cerchi e movimenti, in una moderata e armoniosa danza che si ripeteva ritmicamente sotto un grande lampadario impreziosito di cristalli e volute dorate.
Raffinati decori in candido stucco
arricchivano pareti dagli aggraziati toni celeste, illuminate tenuemente dalla
tarda aura estiva che si faceva pigramente largo tra vaporose tende color
seppia. Tra giochi di specchi e ingannevoli porte dipinte a tromp l’oeil, donne civettuole nelle
loro ingombranti andrienne comunicavano
i loro desideri e stati d’animo in un sottile gioco di seduzione, nascondendo
il sorriso e lo sguardo dietro a ricercati ventagli di ebano e seta dipinta. Tra
un sorso e l’altro di porto e ratafià, dinanzi ad un fastoso banchetto barocco
colmo di pietanze ed ingredienti stravaganti, nobiluomini e gentili signore
parevano recitare i ruoli più bizzarri in una sorta di commedia senza tempo, priva
di un qualsiasi canovaccio e della quale faticosamente si riusciva a carpire un
senso. Ed era probabilmente questo su cui, in fondo, rifletteva il giovane
conte Caggiula, che in disparte sorseggiava lentamente un buon calice di vino chiaro
e frizzantino: già frastornato da un lieve mal di testa e dal seccante brusio
che pervadeva la stanza, a causa dell’eccessivo vociare dei convitati, tentò di
rilassarsi centellinando il gusto intenso di quel nettare così corposo e
avvolgente. Per qualche attimo il ragazzo si abbandonò al piacevole tepore di
un fugace raggio di luce, socchiudendo appagato gli occhi sotto le carezze
delle sue dita luminose. Eppure,
quell’idillio durò poco: un dolce senso di malinconia si impadronì ben presto
delle sue membra, proiettando i suoi pensieri tra le impercettibili avvisaglie
della stagione autunnale in arrivo. Ebbe quasi l’impressione che, come
l’autunno sarebbe giunto a spazzare anche l’ultima euforia della bella
stagione, anche la ricercata teatralità umana alla quale stava assistendo
avrebbe avuto la sua logica e conseguente fine, bruciando in emozioni folli ed
effimere come un languido fuoco di paglia.
Da indifferente spettatore osservava,
distratto da tanta apparenza ma più rapito dalla vera bellezza, quella che lo
chiamava silenziosa al di là dei vetri di un’alta finestra: la quiete oltre ad
un uscio, che invitava a perdersi nella frescura di una lunga galleria
ombreggiata; un’intimità offerta da antichi e nodosi rami, che si intrecciavano
tra loro fornendo un confortevole riparo dall’umidità tardo estiva. Il richiamo
del silenzio fu tanto allettante che il conte non potè resistervi a lungo: si
avvicinò dunque ad un cameriere, che composto si sporse in avanti per
permettergli di posare su un vassoio il bicchiere ormai vuoto. Dopo aver
ringraziato l’inserviente con un gentile cenno del capo, il giovane varcò
dunque la soglia della veranda e si immerse finalmente nella maestosità di un
ricercato giardino all’italiana, in cui sculture vegetali e siepi fiorite
regalavano piacere alla vista attraverso geometrie pressoché perfette. Il
profumo inebriante della lavanda e delle numerose piante di liquirizia, che
adornavano ampie aiuole curate in ogni dettaglio, riempì le sue narici con
un’intensità tale da risultare quasi sfacciata, eppure al contempo assolutamente
irresistibile.
Finalmente potè godere del
chiarore rassicurante del sole, che gioioso si affacciava intenso tra le fronde
per apparire e scomparire subito dopo, con la vivacità di un bimbo impegnato a
giocare a nascondino. E dimenticò ben presto la confusione, il ridondante suono
di corde pizzicate e di tacchi veloci sul pavimento, riuscendo invece a
percepire chiaramente il rumore sordo e rassicurante dei piccoli ciottoli che i
suoi stivali comprimevano al suolo. Passo dopo passo, si perse nella
meravigliosa imponenza di mitologiche statue in pietra che si stagliavano su un
cielo prepotentemente turchese; il canto degli uccellini e il lieve fruscio
delle fronde, sotto il soffio del vento, riuscì a donargli nuovamente una
dimensione a lui consona, riportandolo per un attimo col cuore alle sue vaste e
quiete campagne salentine. Passeggiò a lungo tra viali e limonaie, si addentrò
tra querce e carpini fino a raggiungere il frutteto, dove infine pensò che gli
zampilli della grande fontana in pietra avrebbero alleviato quella sensazione
di calura che iniziava quasi a stordirlo, sotto la spessa marsina blu. Ma
quando fu tanto vicino alla meta da sentire il gorgoglio delle acque, fu
piacevolmente sorpreso nel constatare che una giovane donna dall’ampio abito celeste
sostasse silenziosa sul bordo della vasca, ignara della sua presenza. Il conte
Caggiula non volle disturbarla e si fermò incuriosito ad ammirarla, mentre la
vide levarsi i candidi guanti in pizzo e gettarli seccata sulla gonna ricamata.
La osservò mentre cercava disperatamente una ventata d’aria, agitando le mani
davanti al viso arrossato dal calore, per poi allentarsi i lacci posteriori del
corpetto nella speranza di respirare finalmente libera da impedimenti. Il
giovane ne restò inevitabilmente colpito e sorrise, apprezzando l’evidente impertinenza di
quella dama che probabilmente avrebbe preferito camminare scalza in quel grande
giardino, piuttosto che essere schiava di piccole e scomode scarpette di seta. Nascosto
tra i fitti arbusti del frutteto, avrebbe volentieri atteso ancora un poco per
godere di quella grazia semplice e ribelle: consapevole tuttavia che il suo
atteggiamento non sarebbe stato adeguato al rango di un gentiluomo, decise di non aspettare a lungo prima di palesare la
sua presenza. Tentò di annunciarsi in modo più discreto, tornando sui suoi
passi e strusciando volutamente tra le frasche nel tentativo di farsi udire, ma
quando sbucò dal sottobosco la sua comparsa non sortì l’effetto voluto: la dama,
infatti, si voltò sobbalzando vistosamente.
<Vi prego, non vi spaventate> la rassicurò subito il giovane
conte, tendendo gentilmente il braccio verso di lei per rassicurarla <Mi dispiace di essere apparso così
all’improvviso, non avevo intenzione di turbarvi>.
La ragazza lo fissò allora dritto
in viso, sbarrando i suoi grandi occhi nocciola e assumendo subitamente
un’espressione alquanto infastidita.
<Sono costernata ma temo che lo abbiate fatto> gli rispose dunque
piccata, gonfiando il petto con un profondo respiro <Siete solito irrompere così nell’intimità pomeridiana di una donna, irritata
dal trambusto di un’inutile festa e desiderosa di godere di un poco di
solitudine?>
<Certo che no, ma..> tentò di rispondere un po’ sconcertato il
giovane, notando come dietro a quei lineamenti fragili e aggraziati si
nascondesse in realtà una fiamma pronta ad avvampare <Credo di aver sentito probabilmente la vostra stessa esigenza,
quest’oggi. E credo che qualcosa mi abbia condotto erroneamente a ricercare la
quiete proprio dove l’avete lasciata voi: perdonatemi, dunque, non voglio certo
disturbarvi oltre.>
Così dicendo, il conte si congedò
con un elegante inchino e si voltò rassegnato per tornare sui suoi passi. La giovane
tacque, osservando quel ragazzo dalla coda corvina allontanarsi lentamente da
lei. Subito, tuttavia, fu colta da un evidente senso di colpa: constatò
infatti, tra sé e sé, come il suo incontenibile disagio avesse parlato per lei
senza il minimo consiglio della ragione. Decise quindi di fermarlo, prima che
scomparisse nuovamente tra gli arbusti del frutteto.
<Aspettate> lo chiamò <Vi
prego, restate ancora un poco con me. Dove c’è tranquillità per un’anima, sono
certa ci sarà anche per due>. E di fronte a quel timoroso sorriso, che
pareva quasi una celata richiesta di pace, il conte Caggiula non potè che
dimenticare rapidamente l’inizio di quel burrascoso incontro per cogliere
finalmente l’occasione di presentarsi a dovere. Si avvicinò dunque nuovamente
alla fanciulla, che attendeva sotto ad un grande e ombroso pesco che offriva
gli ultimi profumati frutti della stagione, prendendo posto accanto a lei sul
freddo bordo di marmo della fontana.
<Resterò volentieri, se questa volta giurate che non tenterete di
annegarmi nella vasca di questo frutteto> la provocò il ragazzo, ammiccando
ironicamente.
<Lo prometto> rispose la giovane, lasciandosi andare ad una
sincera risata e annuendo come per rassicurarlo sulla sua sorte <A patto che voi non raccontiate al conte
Crivelli che sua figlia preferirebbe correre scalza in giardino, piuttosto che
presenziare alle sue feste: a maggior ragione se in compagnia di un piacente
sconosciuto come voi. Non credo approverebbe, sapete?>
La dama punzecchiò divertita il
ragazzo, che conobbe solo allora l’identità di quella piccola donna
immensamente ribelle.
<Siete dunque Claudia Crivelli? Sono onorato di conoscere la figlia del
gentiluomo che quest’oggi mi ospita alla villa> considerò stupito lui, sollevando
il cappello tricorno in segno di rispetto <Io sono Donato Caggiula, figlio del conte pugliese di Parabita. E, se
mi è concesso, ho una spiccata predilezione per le giovani indisciplinate e per
le corse nei prati, a discapito delle pompose occasioni conviviali.>
Il viso ambrato di quel giovane e
la sua innata simpatia fecero così breccia del cuore della contessina, che
sentì per una volta nella vita di non dover fingere alcun ruolo né apparenza.
<Dovete scusare la mia impertinenza> soggiunse allora la dama,
fissando con aria triste la superficie increspata dell’acqua <E’ che a volte non sento null’altro che il
vuoto. Un vuoto profondo, mi capite? Osservo spesso comportamenti e persone che
sono tutto fuorché ciò che vorrei essere, sono costretta a misurarmi con realtà
a cui sento di non appartenere. Eppure, poiché questo è il mondo, pare che per
essere qualcuno io debba essere chi non sono>.
Claudia portò una mano al capo e
si liberò di un vistoso fermaglio che le adornava i capelli. Una morbida ciocca
bionda, ritorta in un boccolo, scivolò sulla sua spalla con la stessa
semplicità con la quale la donna aveva appena messo a nudo la sua anima.
<Vedete> continuò poi, distratta dalle fronde ancor verdi di un
arbusto che pareva essersi chinato a specchiarsi nella fontana <Credo
che non riconoscermi nell’unico mondo in cui vivo provochi in me molta
frustrazione. Delle volte vorrei riuscire a sentirmi come gli altri, se
servisse a vivere in modo più sereno.>
<Voi soffrite per questo?> domandò gentilmente il conte Caggiula
<Eppure mi avete appena detto che non
vorreste mai essere qualcosa di diverso da ciò che siete, in realtà.>
<Ed è così> rispose lei, annuendo con pacatezza <E’ solo che spesso è difficile sostenere il
peso di questa inadeguatezza, quando si è circondati da persone che sembrano
sempre sapere come accontentarsi. E’ avvilente: pare che loro abbiano raggiunto
piena coscienza di sé e di ciò che vogliono essere nella vita, mentre c’è chi
come me continua ad essere in collera con se stesso perché proprio non ci
riesce. Non posso certo adeguarmi a ciò che non mi appartiene, ma al contempo provo
molto turbamento nel ricercare ogni giorno, senza sosta, qualcosa che mi
esprima e mi appaghi realmente. Ditemi, secondo voi sono io ad avere qualcosa
che non va?>
Il ragazzo provò un moto di
profonda tenerezza di fronte allo sguardo smarrito della dama, mentre
condivideva con lui quelle sincere confidenze.
<No, non lo credo affatto> le rispose lui rassicurandola,
scuotendo il capo e stringendosi nelle spalle <Al contrario, credo che dobbiate ringraziare questa vostra
inquietudine, poiché vi spinge a comprendere che forse siete destinata a qualcosa
di diverso rispetto a ciò che basta per rendere felici la maggior parte delle
persone. Temo che sareste più infelice ad ignorarla, perché affrontarla è il
prezzo da pagare per conoscervi a fondo: talvolta si crede di provare disagio perché
non si riesce ad essere come gli altri, eppure credo che il disagio più grande
sia quello che si prova quando non si riesce ad essere liberamente se stessi.>
Così dicendo, il conte decise di
cogliere una pesca profumata e matura da donare alla giovane, visibilmente
triste e confusa, nella speranza di offrirle un po’ di quella dolcezza che a
parole non sarebbe mai riuscito a comunicare. Allungò dunque il braccio per
afferrare un frutto maturo, ma improvvisamente si fermò.
<Guardate, contessina!> esordì stupito, richiamando la sua attenzione
<Ecco qui: una pesca che non
desiderava essere una pesca. Proprio come voi!>
Claudia si sporse incuriosita in
avanti e potè notare come, tra le verdi foglie di un rametto, un fiore si fosse
rifiutato di evolvere in polpa e avesse assunto la graziosa forma di un
uccellino.
<Credo di non aver mai visto una cosa del genere in tutta la mia vita>
rise la dama, mentre il suo sguardo vivace prese a brillare <Non lo trovate incredibile?>
<Dite bene, davvero straordinario> sottolineò il conte, grato di
quella fortuita scoperta che pareva essere il messaggio di un invisibile destino
inaspettatamente all’ascolto <E credo
che voglia dirci che la felicità sia tutta qui: nella semplicità dell’essere
ciò che si sente, più che ciò che si vede. A prescindere dai giudizi del mondo.>.
La dama restò qualche istante ad
osservare quel minuscolo prodigio naturale, accarezzando con le dita affusolate
le foglie che pendevano dal ramo. Poi si voltò, visibilmente rinfrancata,
incontrando il viso gentile del giovane accanto a lei. Il conte Caggiula percepì
un nuovo colore nell’espressione della contessina, colma ormai di buonumore.
<Cosa potrei dire ora, per ringraziarvi della luce che quest’oggi avete
saputo donarmi?> disse Claudia sommessamente, con voce colma di garbo e
riconoscenza.
<Oh, nulla di più rispetto a quanto mi stia dicendo la serenità ritrovata
sul vostro volto> le rispose il ragazzo, stringendole delicatamente la
mano con sincero affetto <Ma se
proprio dovete dirmi qualcosa, contessina, ditemi che non vi abbatterete più di
fronte a ciò che là fuori non riesce a comprendervi. Ricordate che nella vita
non conta ‘cosa siete’ per volere del destino, ma ‘chi sentite di essere’ per
volere del vostro cuore.>
Così, mentre la brezza serale
giocava allegra tra le fronde degli arbusti, il conte si accorse di quanto il
tramonto avesse dipinto il viso di Claudia dello stesso tono col quale aveva
dato colore alla pelle vellutata delle ultime pesche mature. Sentendo qualcosa
tremare nell’anima, capì che quel giorno aveva incontrato un autentico fiore:
un bocciolo che, in qualunque frutto un giorno si sarebbe tramutato, sarebbe
stato per lui il più incantevole.
Crema barocca al latte di mandorla e liquore di rose, pesca bianca e noce moscata
(senza lattosio e senza glutine*)
110 ml di panna delattosata
80 ml di latte di mandorla
40 ml di liquore di rose*
40 g di zucchero di canna grezzo
6 ml di sciroppo di glucosio
1 piccola pesca bianca a pezzetti
1 cucchiaio di succo di limone
½ cucchiaino di noce moscata in polvere
*verificare che il liquore di rose abbia certificazione gluten-free.
Ponete in una pentola il latte di mandorla, la panna, il liquore di rose, lo zucchero di canna e il glucosio. Portate quasi ad ebollizione e poi spegnete il fuoco. Tagliate una pesca bianca a pezzetti piccoli, poi scaldatela in un pentolino con il succo di limone e la noce moscata, fino a ridurre il frutto in purea. Aggiungetelo poi al composto di latte, mescolando per amalgamare. Lasciate raffreddare e poi, coprendo un contenitore con una pellicola alimentare, ponete in frigorifero per una notte intera. Il giorno successivo versate la miscela nella gelatiera e azionatela per un tempo corrispondente a 25/30 minuti. Consumate subito il gelato oppure conservatelo in un contenitore nel congelatore, avendo l’accortezza di toglierlo dal freezer almeno dieci minuti prima di servirlo.
....E anche se l'estate ha lasciato il trono all'ormai inoltrato autunno, il mio cuore sogna già che il freddo sia passato. Specialmente quest'anno, che sarà tanto difficile da affrontare.. con un inverno che vorrei fosse già alle spalle della primavera. Forse ora un gelato sarà fuori stagione ma.. del resto, da qualche parte nel mondo, oggi qualcuno si appresterà ad accogliere le prime pesche succose e sarà pronto ad assaporarle! Un abbraccio e a presto, con tanto affetto.
....E anche se l'estate ha lasciato il trono all'ormai inoltrato autunno, il mio cuore sogna già che il freddo sia passato. Specialmente quest'anno, che sarà tanto difficile da affrontare.. con un inverno che vorrei fosse già alle spalle della primavera. Forse ora un gelato sarà fuori stagione ma.. del resto, da qualche parte nel mondo, oggi qualcuno si appresterà ad accogliere le prime pesche succose e sarà pronto ad assaporarle! Un abbraccio e a presto, con tanto affetto.
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[ENG]
Sweet
harpsichord notes and wheel fiddle music had been resounding in the crowded
reception room of the villa for hours. Their gentle background music had
accompanied the chats of lovable ladies and high-class noble lords, whose satin
shoes drew small circles on the Lombard earthenware floor in a measured,
rhythmic dance under a precious crystal chandelier hanging from the golden
vaulted ceiling.
Refined
stucco ornamentations, trompe l’oeil
doors and mirror tricks decorated the room, whose light blue walls were lit by
the late-summer light lazily filtering through some gauzy sepia-toned curtains.
Coquettish women in their bulky andriennes
communicated their feelings from behind their refined silken ebony fans,
which hid their smiles and gazes in a
subtle game of seduction. Sipping their portos and ratafees in front of a
sumptuous baroque banquet, rich in unusual courses prepared with the rarest
ingredients, ladies and lords seemed to act out their bizarre roles in a sort
of timeless play lacking a proper outline, whose meaning was mostly hard to
grasp.
The
young Count Caggiula might have been thinking about this as he was slowly
sipping some white sparkling wine, standing aside from the crowd. He was hoping
that the intense flavour of that full-bodied drink could help him relax, as the
buzz and the loud chatting had made him dizzy and caused him to have a slight
headache. For an instant, the young man indulged in the lovely warmth of a ray
of sunlight, squinting his eyes to better feel the sensation of its bright
invisible fingers caressing his skin. Unfortunately, that sweet feeling didn’t
last long, giving way to a sweet melancholy as he started thinking autumn would
come soon and would sweep away the last joys of summer. The emotions of the
crowd in the room, as fleeting as shooting stars, would soon come to an end,
too, in the same abrupt way.
The
beauty of the room was really astonishing, but the silent quietness of the
garden outside sounded like an irresistible call to him. A long shady
tree-lined avenue beyond a tall window offered some coolness and seclusion.
Under the shadow of its old, gnarled branches one could easily find a cosy
shelter from the humid weather of late summer, and the sound of silence was so
tempting that the Count couldn’t resist. He put his emptied wine glass on the
tray a waiter was carrying around the room, thanked kim with a gentle bowing of
his head, and finally went out into the grandeur of the refined Italian garden
of the villa. Some bush sculptures and bloomed hedges flattered his eye with
their perfect geometrical patterns, while lavender and liquorice, placed in
wide, neat flowerbeds, filled the count’s nose with their intense, irresistible
smell.
The
Count could then finally enjoy the warmth of the sun, whose intense light
filtered through the leaves and disappeared soon after, as lively as a child
playing hide and seek. Count Caggiula soon forgot the noise of the heels moving
fast on the floor to the rhythm of those pinched cords, and concentrated on the
dull, yet comforting sound of its own boots on the pebbles of the avenue. As he
walked, he was carried away by some majestic stone mythological statues
standing out towards the incredibly blue sky. The chirping of the birds and the
sound of the wind blowing among the leafy branches reminded him of the vast and
quiet Salentinian countryside. He strolled through avenues and lemon groves, he
continued through oak trees and hornbeams, and finally reached the fruit
orchard, where he knew the gush of water of a big stone fountain could surely
mitigate his thirst. In such a thick blue tailcoat, and in such hot weather, he
was starting to feel dizzy.
Count
Caggiula was pleasantly surprised to see a silent young woman in a wide light
blue dress sitting on the edge of the fountain. Unaware of his presence, she
wore her white lace gloves off and threw them onto her embroidered skirt,
annoyed. She was desperately longing for some fresh air, as she was fanning
herself with her hands, having her cheeks been made red by the heat of the sun.
She then started to loose the strings of her corset, hoping to breathe more
easily. Count Caggiula stopped to observe her. He was struck by her insolence,
and smiled. She was probably more prone to walk barefoot in that huge garden,
than to wear beautiful yet uncomfortable silk shoes all day.
Hidden
among the thick branches of the orchard, the count would have liked to observe
her a little longer to enjoy her simple, wild beauty, but he was well aware
that such attitude wasn’t appropriate for a gentleman: he then started moving
the leafy trees and rubbing his feet on the pebbles, as to make the young woman
aware of his presence as he came closer. However, his efforts were useless, as
the young woman jumped out of fear as he turned up from the undergrowth.
<Please, please
don’t be afraid>
said the young count, stretching his arm towards her in a friendly gesture <I’m sorry I turned up unexpectedly and
so suddenly. I didn’t mean to scare you.> The girl stared at him, her big hazelnut eyes
open wide, looking quite bothered. <But
you did, I’m afraid> she answered sharply, taking a deep breath. <Are you used to disturbing other
people’s moments of longed-for seclusion and peace, especially when they
finally found some relief from the bustle of an annoying celebration?>
<Of course I’m
not, but…well...> Count
Caggiula found it difficult to answer: the graceful, feminine traits of the
lady surely hid a quick-tempered nature. <The
fact is, I happened to come here while I was longing for some seclusion and
peace, too. But I can see we can’t have found it in the same place, could we?
I’m sorry, I didn’t want to make you upset. I’ll leave right away. >
As
he said so, he bowed elegantly and turned around to go back on his steps. His
raven ponytail bounced sweetly as he slowly walked away. He was about to disappear amongst the trees
of the orchard, when the young woman suddenly said something: <Wait! Please, wait. Stay here with me
for a little longer.> She had realised how rude she had been with him,
out of uneasiness and anger, and was now feeling guilty about it. <There’s actually enough peace here for
both our souls. >
She
smiled, shyly, in an attempt to make up with him. Ad in fact, Count Caggiula
soon forgot what had happened and gladly took the chance to introduce himself
more properly. He walked towards the young woman, who was still sitting on the
cold marble edge of the fountain, under a big
peach tree full of fragrant fruits.
<Ok, I’ll stay...as long as you promise you won’t drown me> said the
young man ironically, while taking a seat next to her.
The
Count’s words made her laugh. She nodded, as to reassure him about his fate. <I promise I won’t...as long as you don’t
tell Count Crivelli his daughter doesn’t actually like his parties, and escaped
to walk barefoot in the garden. And that she is here with you, a charming
stranger. I don’t think he would approve of this, you know?> she said teasingly.
The
Count now became aware of the young woman’s identity. < Oh, so you’re Claudia Crivelli, aren’t you? I’m honored to meet
you, the daughter of the gentlemen hosting us today.> As he said this,
he lifted his tricorne as a sign of respect. < I’m Count Donato Caggiula, son of the Apulian Count of Parabita.
And, to be honest, I happen to dislike formal parties, too. I definitely prefer
meeting undisciplined women prone to run away in the meadows.> The young man’s bronze complexion and natural
congeniality won Claudia’s heart. For once in her life, she felt she didn’t
have to wear a mask when talking to someone.
However,
she looked quite sad, as she stared at the rippled water of the fountain.
<I’m sorry about
what happened, I didn’t mean to be rude. The point is, I sometimes feel empty.
Empty inside, if you know what I mean. I’m forced to live in a reality I just
don’t fit in, and I have to cope with attitudes which I simply don’t recognise
as my own. But I guess this is how things are, so I have to pretend I am
someone else, to actually be someone.>
Claudia lifted her hand to unclip a showy hairpin in her hair and curled
lock of blonde hair fell on her shoulder. The more she revealed about her soul,
the simpler her look became.
For
a moment, she was distracted by a green shrub, whose flowery branches seemed to
want to look at their own reflection in the water. Then, she continued. < You know, being unable to fit in the
only world I know makes me frustrated. I sometimes wish I could feel like
everyone else, so that I could live peacefully.>
<That is a strange
wish, indeed: actually, you said you would never turn yourself into someone you
aren’t.>
answered the Count.
<And I meant it: I
wouldn’t. It’s just that being unable to fit in is such a heavy burden.
Especially when you’re surrounded by people who always seem to be so confident.
It’s disheartening: while other people are well aware of their aims and
objectives in life, I don’t seem to be able to reach the same state. And this
makes me so angry with myself. On the one hand, I just can’t fit in a world I
don’t recognise as my own, but, on the other, how can I keep longing for
something that suits me more, without knowing where to find it, or what it is?
There must be something wrong with me. Don’t you think?>
Her
bewildered gaze touched the Count’s heart.
<Well, honestly, I
don’t.>
he answered, <On the contrary, I think you should be grateful for these feelings
of yours. They show you are destined to other things, different from those
which generally make other people happy and satisfied with their lives. Coping
with these feelings is the price to pay to meet the person you truly are, and
ignoring them would only make you sadder. Sometimes people feel uneasy because
they can’t be like everyone else, but they should actually worry about not being able to be themselves.>.
The
Count felt it was hard to put his feelings down in words, as they could never
express thoroughly what he had in his heart and mind. He looked at the fruits
of the peach tree above them and was about to pick one to give to Claudia, in
an attempt to make her happy with such a sweet gift; but then, he suddenly
stopped. <Look!> he said,
surprised. <Look over there! I found a
peach which didn’t actually want to become a peach. It’s just like you!>
Claudia
leaned forward and could see how a peach flower actually refused to ripen into
a common, round-shaped peach, to turn into a bird-shaped fruit instead. The
young woman laughed at such a sight. <I
have never seen such a thing in my whole life! It’s incredible, isn’t it?> answered
the lady, while the look in her eyes became lively again.
<It is, indeed> said the Count,
grateful for that unexpected discovery which, in his mind, was a messenger from
fate <And I think it wants to tell us
something: taking your true shape, regardless of other people’s opinions or
expectations, is what really makes you happy.>
The
young lady spent some time watching that natural masterpiece, smoothing the
leaves it was surrounded by between her long fingers. Then she turned around,
looking confident at last. When her eyes met those of Count Caggiula, he knew
she was now in good spirits.
<What could I ever
say or do to thank you for the light you were able to make me see today, after
a moment of complete darkness?> asked Claudia very softly, grateful for what
the Count had done for her.
<I can tell from
the look in your eyes that you found peace again, and that is actually enough
for me>
said the young man, holding her hand affectionately. <However, if you really must say something, then tell me you won’t
ever get discouraged again. Remember: it doesn’t
matter who you are by will of fate. What really matters in life is who you are
by will of your heart.>
As
the evening breeze played among the branches, the Count noticed the sunset gave
Claudia’s cheeks the same, warm colour of the smooth, ripe peaches on the tree.
A new feeling was born in his heart. He understood he had had the chance to
meet a flower: a gentle blossom he would always cherish more than any other,
regardless of the fruit it would turn into one day.
Frozen baroque cream with almond milk and rose liqueur, white peach and nutmeg
(lactose free and gluten free*)
110 ml of lactose-free cream
80 ml of almond milk
40 ml of rose liqueur*
40 g of raw cane sugar
6 ml of glucose syrup
1 small white peach in pieces
1 tablespoon of lemon juice
½ teaspoon of nutmeg powder
*verify the gluten free certification for the rose liqueur.
Warm the almond milk in a pot, together with the rose liqueur, the cream, the raw sugar and the glucose syrup, almost to the point of boiling. Cut a white peach into small pieces, then heat it in a saucepan with the lemon juice and the nutmeg powder, until the fruit is reduced to a puree. Then add it to the milk mixture, stirring to mix. Allow to cool and then, covering a container with a food film, place in the refrigerator for a whole night. The next day pour the mixture into the ice cream maker for a time corresponding to 25/30 minutes. Consume the ice cream immediately or store it in a container in the freezer, having the foresight to remove it from the freezer at least ten minutes before serving.
...then, enjoy!
...then, enjoy!
Che profumo e sapore delicato deve avere questo gelato. Bravissima come sempre! Anch'io sogno l'estate ...specialmente nelle giornate uggiose come oggi.
RispondiEliminaBuon autunno Ely...baci !
Bellissimo questo racconto, riesci sempre a portarmi in un luogo incantato dove i sogni si avverano. Per me questo è un periodo pieno di problemi così come lo è per tante altre persone al mondo. La salute ne risente e, a volte, è difficile essere se stessi. Bisogna pensare a chi ci sta a fianco e ha bisogno di noi, costringendoci, loro malgrado, a una vita che non è come avremmo voluto. Mi gusto un po’ del tuo gelato e vengo con te a cercare la primavera e poi il caldo che arriverà. Un abbraccio angioletto mio
RispondiEliminaIt looks romantic, beautiful and tasty!
RispondiEliminaEly que bien leerte otra vez :-))
RispondiEliminaY con un rico dulce.
Un saludito
che piacere rileggerti fatina cara,i tuoi racconti sono sempre emozionanti .Scrivi con il cuore e questo si capisce all'istante, grazie, un grande e affettuoso abbraccio
RispondiEliminaTu hai un dono, e grazie di condividerlo. Ho assaporato ogni singola parola come questa crema barocca che sognero'.
RispondiEliminasei una vera artista con le parole... e anche in cucina, con le tue meravigliose ricette..sono sicura che questo gelato e' molto buono.
RispondiEliminaanche tu sei un fiore unico e bello, come la contessa. Davvero bellissimo questo racconto. Mi sembra che non e' sempre possibile trovare un posto per noi stessi in questo mondo, ma e' almeno possibile trovare il nostro coure e metterlo a posto proprio...vicino a persone che sono importante per noi.
EliminaCiao Ely, i tuoi racconti sono sempre meravigliosi..
RispondiEliminaper non parlare di questa crema... superba e raffinata una vera delizia!!!
Buon fine settimana e un grande abbraccio :)
E il cuore sogna davvero già l'estate,con questo gelato delicato e tanto pescoso.Mi sembra di averlo assaporato insieme ad un racconto,che è di una dolcezza e generosità infinita.Come sempre sai rendere tutte noi delle contesse♥️Almeno io,mi immedesimo ogni volta,soprattutto nella pesca🙃Buona domenica fatina mia,tvb tropp assaje
RispondiEliminaInaspettato, ma dritto al cuore. Grazie...
RispondiEliminaCrema barocca, la cucina barocca è ricca, sontuosa, raffinata, proprio come la tua crema. Un abbraccio
RispondiEliminaBentornata carissima Ely, il tuo romantico racconto illumina questa uggiosa giornata di pioggia e quel meraviglioso gelato speziato di pesca mi riporta al sole e alle belle giornate che ci hanno accompagnato fortunatamente fino a qualche giorno fa.......
RispondiEliminaSempre bravissima con le parole, e non solo visto ricette e foto, sai arrivare al cuore delle persone che non ti dimenticano più. Spero di ritrovarti presto sul blog, visto che l'inevitabile inverno sarà lungo e in attesa del caldo che tanto desideri, sono sicura che calore e affetto lo troverai anche qui!!!
Pietro cresce, lungo-lungo, magro-magro, mangia pochissimo, tanto da mettere in crisi la mia passione in cucina, ma per fortuna sta bene e naturalmente è il mio amore più grande!!!
Un forte abbraccio
Ciao cara, i tuoi racconti mi fanno sempre sognare.... Ti abbraccio!
RispondiEliminaE' sempre una gioia passare da te piccolo fiore delicato!!!
RispondiEliminaBentornata carissima!!!La tua crema è sublime!
RispondiEliminaUn abbraccio!
Finalmente ho letto il tuo meraviglioso racconto. Ti ammiro dolcissima amica mia, le tue parole hanno poteri benefici, rasserenanti e se potessi avere anche un assaggio della tua crema barocca beh... toccherei il paradiso con un dito!!
RispondiEliminaGrazie!!!
Un abbraccio strettissimo e tanti tanti tanti baci, buon fine settimana!!!!
Mi perdo sempre nelle tue parole...e che dire di questo delizioso dolce?!
RispondiEliminaDeve essere sublime....ti abbraccio fiorellino mio <3
Un passaggio veloce, prima della maratona culinaria che mi aspetta domani, per augurare a te ed ai tuoi cari un sereno Natale colmo di gioia, risate e tanto buon cibo!
RispondiEliminaun abbraccio
Alice
E' sempre un piacere passare da te e leggere i tuoi meravigliosi racconti, rimango sempre senza parole...
RispondiEliminaUn abbraccio forte forte e un augurio per un felice e sereno Natale!!!
Flora
Hola amiga. Me alegra mucho saber de ti.
RispondiEliminaFeliz Navidad. Un abrazo.
buon Natale!
RispondiEliminaspero che hai avuto una bella festa per Natale. Buone feste e felice 2020!
EliminaSeguramente un helado delicioso
RispondiEliminaFeliz Navidad para ti ely!
una ricetta da leggere e da rifare per il gusto raffinato del liquore di rose e del latte di mandorle.
RispondiEliminaEly, tanti auguri per un sereno anno nuovo! 😘
RispondiEliminaI tuoi meravigliosi racconti mi fanno sempre sognare.... Auguri di cuore cara, un magico 2020!!!
RispondiEliminaTantissimi auguri, con la speranza di tornarti a leggere presto!!!
RispondiEliminaHappy New Year!
RispondiEliminaFelice anno nuovo tesoro. Ti auguro tutto ti meglio, molta felicita e pace!
RispondiEliminaHappy new year!
RispondiEliminaCiao dolcissima amica mia! Come stai? Spero bene.
RispondiEliminaE' sempre un piacere immenso leggerti, solo tu riesci a farmi sognare con questi splendidi e delicati racconti.
Come ti capisco, vorrei anche io che passasse presto questo freddo inverno, ma ancora purtroppo ne abbiamo per un po'.
Ne approfitto per farti i miei più sinceri auguri, per questo nuovo anno, con l'augurio che possa essere per tutti noi un anno migliore.
Ti abbraccio forte amica, ti voglio bene!
A presto,
Angelica
Yum.
RispondiEliminaQuerida amiga recién abrí mi blog estaba en vacaciones y además tuve dos nietos y muy ocupada,que alegría saber de tu persona gracias por tus buenos deseos ,nunca es tarde y yo te deseo un año 2020 con mucha felicidad y positivismo que tengas un año con mucha alegría y que Dios te bendiga mi querida amiga de siempre,espero pronto estar en mi blog,te quiero mucho amiga,saludos.
RispondiEliminaTi auguro una serena Pasqua, con la speranza nel cuore che per tutti la normalità ritorni il prima possibile!
RispondiEliminaun abbraccio
Alice
Querida amiga espero estés bien de salud junto a tu familia,cuídate amiga lamento mucho lo que esta pasando en el mundo,cuídate del corona virus quédate en casa y cuídate amiga,que Dios nos proteja rezaré por ti,abrazos y abrazos.
RispondiEliminaLa tua visita mi ha fatto molto piacere e le tue parole ancor di più. Stiamo bene tutti, per fortuna, Pietro cresce e ora ha una cuginetta che allieta e riempie di gioia e speranza nel futuro!!!
RispondiEliminaMi spiace sentirti così triste, il momento non è facile ma forse proprio perchè siamo cosi duramente messi alla prova dobbiamo riuscire a trovare in noi quella forza che non pensavamo di avere!!!
Ti abbraccio forte e spero di leggerti presto.
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